Di Vino
18/06/2025
Spesso, parlando di vino, si sente dire: “È di buona annata”. Un modo di dire che suona familiare anche a chi non è esperto, quasi a indicare una sorta di garanzia di qualità. Ma cosa significa davvero? E soprattutto, cosa rende buona un’annata?
Nel nostro blog abbiamo già approfondito il significato di annata, ovvero l’anno in cui le uve sono state raccolte, ma non abbiamo ancora spiegato cosa determina la qualità di quell’anno e perché alcune annate vengono celebrate, mentre altre passano in sordina.
In questo articolo facciamo chiarezza: vedremo come si stabilisce se un’annata è stata buona, quali fattori la influenzano e come riconoscerla.
Stabilire se un’annata è stata buona non è solo una questione di gusto, ma il risultato di un’analisi tecnica da parte di esperti come enologi, viticoltori e consorzi. La qualità di un’annata si valuta considerando una serie di parametri, legati soprattutto alle condizioni climatiche, che hanno accompagnato il ciclo della vite.
Una buona annata, quindi, è quella in cui le viti hanno potuto svilupparsi senza stress eccessivi, le uve hanno raggiunto una maturazione completa e il raccolto ha mantenuto un buon equilibrio tra zuccheri, acidità e aromi.
Una volta capito cosa rende un’annata favorevole, la domanda successiva è: come possiamo accorgercene noi, al momento dell’acquisto o della degustazione?
Ecco alcuni indizi utili:
In parte sì. Già durante la stagione estiva, chi lavora in vigna può iniziare a farsi un’idea sull’andamento dell’annata. Temperature, piogge, eventuali grandinate o periodi siccitosi vengono monitorati con attenzione, perché influenzano direttamente la salute e la maturazione delle uve.
Tuttavia, una previsione resta sempre parziale: il meteo può cambiare bruscamente, e anche un settembre instabile può rovinare una stagione fino a quel momento perfetta. Allo stesso modo, un’annata difficile può essere “salvata” da un buon lavoro in vigna e in cantina, specialmente da parte di produttori esperti.
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